Streifzug è una parola tedesca per la quale non trovo una traduzione. Contiene la connotazione di fugace, effimero. Ma in tedesco Streifzug ha a che fare anche con il tatto come esplorazione. Non so perché esattamente questa parola mi sia venuta in mente, forse perché conosco le opere di Pierre Auzias e Pierre_Alix Nicolet con troppa volatilità da non poter fare nient'altro che sfiorarle con le parole. Ma forse anche perché Nébulosité ricerca il tocco di ciò che fugge. Nebel, nebbia, in tedesco ha anche un'ambiguità intraducibile, il suo palindromo è la vita. È una struttura atmosferica, un sentire, una sfumatura. Anche se in questa mostra si tratta ovviamente di transizioni, di processi, questi lavori non raccontano l'ovvio ma l'imprevisto, il trascurato. La sapienza non è sempre luminosa, anzi può essere fatale, accendere gli abbaglianti in caso di nebbia. Düster, cupo. Che anch'essa non ha un equivalente racconta tanto di queste opere quanto dell'inaccessibilità che toccano, di come le mani afferrano la nebbia mentre ci scompaiono dentro. Questa vaghezza, non  nella precisione della ricerca o nella sua espressione, ma nella sua sfiducia nei confronti del troppo chiaro, del chiuso e, soprattutto, dell'univoco, arriva alla domanda: un corpo che si decompone fino a quando è ancora un corpo? Quante possibilità racchiude, in cosa può essere tradotto, scomposto, ridefinito quando la sua forma viene attaccata. Il fatto che il tempo atmosferico intacca diversamente dal ferro, da una mano o dalla luce, rende questa mostra un caleidoscopio di decadenza. E vederci attraverso cambia ogni definizione. Perché nessuno ha mai pensato che le nuvole sono il cielo ammuffito? O un respiro catturato su un vetro. I rami in inverno sono scheletri, tanto quanto l'ala di una libellula una carcassa di una foglia, e le fotografie forse fermentazione della luce. Ciò che resta e Nigredo sono  entrambe teste, ciascuna staccata dal propio corpo e orientata diversamente, attacate in questa deformazione. Lesioni e danni raccontano di possibilità, di cosa accade quando l'aria entra in contatto con ciò che altrimenti è sottovuoto, e dialetticamente del fatto che ogni cosa ha già in sé il suo contrario, come l'ossigeno diventa veleno quando il bronzo si ossida. Unheimlich, ancora un'altra parola che sbaglia ogni traduzione, è il titolo del disegno di Pierre Auzias e la sensazione che nasce quando all'improvviso non si riconosce più qualcosa di familiare. Gli schizzi, qualcosa di non ancora finito, continuati dalla muffa, sono spazialmente specchiati all'installazione di Pierre_Alix, le cui fotografie sono il proseguimento della scultura attraverso la luce. Entrambe le parti inquadrano questa mostra con una linea che in realtà rompe il suo confine. Il fatto che gli schizzi siano l'inizio della scultura e le fotografie ne siano la continuazione dimostra anche che non si ha l'ultima parola, e non perché non esista una traduzione per questo. Come Nigredo, che da stampa fotografica diventa un'immagine a raggi X fasulla che non mostra ossa ma parti molli o ombre sovrapposte, Nébulosité nella sua composizione del decadimento tocca ciò che altrimenti non può essere afferrato.

KATHARINA KLEIN